UN MEDICO GINECOLOGO SERBO A ROMA

Dott. Baljozovic Velibor si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Belgrado, dove successivamente si specializza in ginecologia ed ostetricia. Ripercorre le tappe universitarie presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma La Sapienza, dove consegue la laurea. Ha lavorato presso l’Ospedale di Leskovac (Serbia), Case di Cura Annunziatella e Santa Famiglia e Policlinico Casilino a Roma.
Ha praticato attività di volontariato presso la Caritas e la Casa dei diritti sociali, nella Lega Vita e salute, per il Giubileo 2000 e presso l’AMSI ( medici di origine straniera). Si è impegnato nella Protezione civile, gruppo Sagittario, e nelle attività di Oriolo Soccorso. Nel 1996 ha partecipato nella ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità: Gravidanza, parto, puerperio: dati di una ricerca su donne immigrate. Ha pubblicato due libri, nel 2005 Rim veliki mali grad (Roma piccola grande città) e nel 2010 La paziente di Mogadiscio presentata al Campidoglio in Sala del Carroccio. Autore dei due progetti: AIDA (migliorare l’assistenza alla donna italiana nel caso di gravidanza non pianificata) nel 2010 e nel 2012 Insieme si Può ( abbattere ll numero delle interruzioni di gravidanza in Provincia di Roma). Lavora come ginecologo SUMAI presso l’AUSL RM H l’Ospedale di Anzio.
Dott Baljozovic, Lei arriva in Italia nel 1993. dopo l’inizio della guerra in Jugoslavia.Ha trovato la terra promessa?
Le terre promesse non esistono. Ho trovato tante difficoltà e barriere burocratiche, ma anche tanti amici. Diversità culturali sono una ricchezza, una spinta di più per crescere e vedersi con gli altri. Permettere i condomini e le scuole con la maggioranza degli stranieri significherebbe la ghettizzazione, isolazione e sconfitta dei stessi. In questo caso non possiamo parlare di processo dell’integrazione che è importante per tutti.
Secondo Lei, oggi in Italia la professione medica è ancora prestigiosa?
Penso di si, nonostante la crisi nella sanità e in generale, le denuncie in costante aumento, fare il medico è ancora una missione e ci vuole tanta passione. Uscire dall’ospedale con pochi soldi in tasca sapendo che ho curato le persone dal tutto il mondo mi ancora emoziona.
Che pensa di casi di cd. Malasanità soprattutto in sala parto?
La scienza e sviluppo dei metodi diagnostici nei ultimi trent’anni hanno fatto i passi avanti da gigante. Così anche in ginecologia ed ostetricia il lavoro è diventato molto più complesso e impegnativo. Si è perfezionata diagnostica a ultrasuoni, la medicina prenatale,interventi uro ginecologici e laparoscopia diagnostica ed operativa, endocrinologia ginecologica ed oncoginecologia. Allora secondo me è necessario come ho scritto due anni fa sul Il Giornale, la divisione in due specializzazioni, in ginecologia ed in ostetricia.
Ha pubblicato i due libri, si sente da scrittore o ha fatto per distrarsi dal lavoro quotidiano?
Da scrittore no, faccio il medico ginecologo. Si tratta di raccolta dei racconti autentici di un medico immigrato. Non potevo più tenere il bagaglio dei ricordi dentro di me. I libri presentano una esplosione della vita vissuta, delle emozioni forti. Il messaggio fondamentale è del amore e della solidarietà.
Lei che si è stabilito professionalmente presso l’AUSL RM H nell’Ospedale di Anzio attraversa un periodo senza impegni particolari?
Assolutamente no. Sono impegnato nel corso di formazione nella AUSL di appartenenza su percorsi di assistenza a vittime di violenza di genere e stalking. E’ un corso di attualità importante, ma quanto ci costerebbe l’assistenza alle persone bisognose se continuiamo fare poco sulla prevenzione?
La crisi del la sanità secondo Lei è anche risultato di poca l’attenzione sulla prevenzione?
Certamente ma non soltanto. Le ruberie e gli sprechi, l’apparato burocratico inefficiente da elefante. Non possiamo più permetterci lo spreco di curare l’ammalato grave, dobbiamo prevenire le patologie importanti e croniche e se è necessario assistere le persone e casa loro. I tagli lineari alla sanità ci portano al caos. Dobbiamo rivedere completamente il servizio sanitario pubblico e privato dal territorio all’ospedale
Il Consultorio familiare oggi come il posto dell’assistenza alla donna, Lei come lo vede?
Il consultorio familiare è, e deve rimanere il punto centrale dove la donna e la coppia sarà assistita dai migliori. La divisione ad obiettori di coscienza e non obiettori dobbiamo lasciare nel passato. Nel centro dell’attenzione deve essere la donna e la famiglia. Il consultorio familiare necessita un processo di riorganizzazione e modernizzazione per migliorare l’attività quotidiane e per farlo diventare più dinamico ed efficiente. Dobbiamo intensificare l’attività anche come l’Ordine dei medici di Roma più numerose in Italia per INFORMARE, EDUCARE, PREVENIRE! INSIEME SI PUO’! L’aborto è una piaga sociale. In provincia di Roma ogni anno si effettua 12 mila ivg che ci costa 18 milioni di euro . Un anno fa presso l’Ospedale di Anzio avendo molte richieste, abbiamo organizzato l’interruzione di gravidanza con metodo farmacologico ( meno traumatico, più economico) entro settima settimana della gravidanza. Abbiamo ottenuto uno dei migliori risultati in Italia con 18% ivg con metodo farmacologico non aumentando complessivamente il numero dei interventi.
Si vede l’uscita dalla crisi nel 2013?
Dell’uscita dalla crisi non c’è neanche un raggio. Siamo sempre ai solite raccomandazioni immobili nella ragnatela della burocrazia. Purtroppo i giovani e migliori lasciano il paese che senza loro diventa più povero. Ma il paese lasciano anche i nuovi italiani. Una di loro è la Dott.ssa Cuckovic Doris odontoiatra, ricercatrice e dottoranda sulle cellule staminali presso King Universiti a Londra.
La crisi è soprattutto economica?
No, la crisi è soprattutto morale, della famiglia e della nostra identità. Secondo me è terminato un ciclo della vita, della storia, abbiamo esaurito le idee, abbiamo provocato gli effetti catastrofali sull’ambiente. La madre terra si ribella. Dobbiamo sostituire i fonti di energia, il modo di pensare. Ci vogliono nuovi uomini per scrivere una nuova pagina della storia umana. Non avere o avere poco potrebbe essere un vantaggio. Per ripartire.